A nove anni ho scritto la mia prima poesia. Era una poesia dal titolo difficile per quell'età: "Nostalgia".
Orgogliosissima della mia opera, alla sera sono andata da mio padre e gliel'ho fatta leggere. Me lo ricordo ancora: era seduto sulla sua poltrona e io ero in piedi di fronte a lui, in attesa di un verdetto (piacerà, non piacerà?). Al termine della lettura di quella poesia, vidi mio padre distogliere lo sguardo dal foglio, rivolgersi al mio e chiedermi: "Da dove l'hai copiata?". La mia risposta fu semplicemente "Da nessuna parte". Ma la delusione che provai in quel momento fu più cocente di qualsiasi altra. Io avevo creato qualcosa di mio, da uno spazio interiore mio ancora sconosciuto, ma già ben presente e mio padre, il mio idolo, non mi aveva creduta capace di ciò. Ancora oggi quell'episodio segna il mio modo di pormi con i pensieri e le parole: col timore reverenziale che il lettore in qualche modo non mi creda. Oggi però ho la consapevolezza che, forse, se mia figlia dodicenne venisse da me facendomi leggere qualcosa di suo, sarei attenta con i giudizi, ma probabilmente un testo come quello di allora trarrebbe, letto oggi, in inganno anche me. E allora per un momento spazio alla poesia. Voglio aprire il mio cassetto e provare ad estrarne una per questo blog. Eccola: scelgo questa perchè parla di distanze... e le distanze sono uno spazio... da colmare!
Oracolo senza Delfi
C’è una piccola distanza fra
me e te.
Quella che separa un granello
di sabbia dall’altro.
C’è una piccola differenza
fra me e te.
Quella che distingue ogni
fiocco di neve d’inverno.
C’è una piccola lunghezza fra
me e te.
Quella che distacca il campione
dall’avversario temuto.
C’è una piccola lontananza
fra me e te.
Quella che divide un capello
dall’altro sottile.
C’è una piccola distonia fra
me e te.
Quella che muta il gesso
frusciante in nota stridente.
C’è una piccola fenditura tra
me e te.
Quella che taglia senza lama il
mazzo di carte in due.
C’è una piccola incrinatura
tra me e te.
Quella che stacca l’intonaco
dal muro di facciata.
C’è una piccola assenza tra me
e te.
Quella che sgombra la stanza
dei sogni ancor vivi.
C’è una piccola anomalia tra
me e te.
Quella che svuota l’errore di
significato.
E l’amore di valore.
E il desiderio di passione.
Piccole cose, insignificanti
ombre,
banali motivi, inutili
perché,
esigui torti, marginali
ragioni.
Ciò che divide è così
irrilevante
che nemmeno te ne accorgi.
Ciò che unisce è così
irrilevante
che nemmeno te ne accorgi.
Analisi dei confini.
Percezione della distanza.
Troppo lunga. Troppo breve.
Troppo giusta.
In due o dimezzati?
Non senza sofferenza,
dal senso dello spazio,
dal delta percepito,
oracolo senza Delfi,
sgorga il responso
della resilienza.