martedì 31 luglio 2012

Spazio vuoto

Vacanza. Una parola, tante aspettative. Momento da tanti sognato dopo un lungo anno di lavoro. Miraggio per chi in questo momento preferirebbe un lavoro alla vacanza. 
Vacanza = partire, andare, girare, fare cose diverse, nuove, vedere, mangiare, abbronzarsi, leggere un libro, risolvere cruciverba e rebus, andare in crociera, vedere gente nuova senza conoscerla, incrociare culture diverse senza capirle, riempirsi occhi e bocca di nomi di musei, monumenti, quadri, palazzi e dimenticarli nel giro di sei mesi, decollare e atterrare senza terre di mezzo, ubriacarsi di notti e cieli stellati, ubriacarsi di emozioni temporanee, ubriacarsi di ouzo e vodka, fare bagagli e disfare valigie, disfare letti e fare ricordi, fare indigestione di visioni e cibi sconosciuti. La vacanza è da riempire di colori, suoni, persone, emozioni, sensazioni, mani, parole, immagini, fotografie, volti, sapori e odori. E si torna più stanchi di quando si è partiti. 
Eppure se pensiamo al significato di questa parola, che deriva dal latino vacuum, vuoto, la vacanza più che essere per forza riempita di tutto e di più dovrebbe essere un momento di vuoto, di sospensione di attività e giudizi, di un momento di riposo per il corpo e per la mente. Un momento che può durare il tempo di un weekend oppure l'arco di un mese. Un momento della propria vita che allenta tensioni e rallenta le stagioni, in cui corpo, mente, cuore e spirito dovrebbero ritrovare la propria unicità e la propria armonia. 
Nel silenzio non nella frenesia. Nell'otium e non nell'actus. 
L'ozio, che concede spazio ai pensieri, è una ricchezza che non conosciamo più. E' uno spazio di vuoto temporaneo che predispone alla maturazione di idee, pensieri e azioni future. E' uno spazio che non concediamo più nemmeno ai bambini. Eppure è da quel momento di vuoto che spesso sorgono le più grandi intuizioni (non è una leggenda che la teoria della gravitazione universale di Newton: «avvenne mentre sedeva in contemplazione, a causa della caduta di una mela»-Royal Society britannica). 
Concediamo un po' di otium alle nostre sinapsi e queste lavoreranno da sole per noi per trovare soluzioni inaspettate a problemi complessi. 
In questo senso, cerchiamo un bell'albero di mele, grande, ombroso e carico di frutti, sotto al quale invitare i nostri governanti a oziare! E auguriamo loro davvero Buone Vacanze con la speranza che una mela di giusta maturazione e consistenza cada sulla testa di uno di loro risvegliando coscienza e idee per affrontare e risolvere i problemi e riuscire a ritrovare il centro gravitazionale perduto!

martedì 17 luglio 2012

Spazio siderale

Ieri sera c'era un magnifico cielo stellato. L'ho visto dal mio giardino che mi concede uno spicchio di cielo generoso, ma non assoluto. Lontanissimi astri in un cielo blu notte (per forza, erano le 23...): non ho potuto fare a meno di pensare come sarebbe bello riuscire a vedere il cielo distesa per terra con un visuale aperta sopra di me di 180 gradi. E nella notte fonda, senza alcuna luce intorno a turbare la magnificenza dello spazio infinito. Come dicono in molti, forse l'unico luogo dove ciò si possa fare è il deserto. Chi ha visto il cielo da lì sostiene che sia una sensazione unica, di appartenenza al tutto.  Chi ha visto il cielo da lì sostiene di riuscire a dare una risposta a due delle tre domande fondamentali della vita: "da dove veniamo" (ab sidera) e "dove andiamo" (ad astra)! Il problema è a questo punto solo capire "chi siamo"...
Per ora mi devo accontentare del mio spicchio di cielo. Il cielo di Provenza invece di giorno sembra più vicino, è più intenso il suo azzurro e più tersa e nitida la sua trasparenza. Lo sguardo riesce ad andare più lontano, lo sguardo nella luce della primavera, in particolare, diventa più penetrante.
Deserto e Provenza: il primo, personalmente non l'ho mai visto. Mio marito c'è stato e mi ha raccontato che la magia del luogo è data proprio dal fatto che lì, davvero, tempo e spazio sembrano non avere più le coordinate note. 
Spazi immensi, discese ardite e risalite (e non è una canzone di Mogol!)... infinito davanti, dietro e, di notte specialmente, sopra di sè. Per chilometri, niente e nessuno. Anche il rumore è raro; al limite quello del vento. 
La Provenza è invece dolce e docile con i suoi profumi e i suoi colori. Ma sono entrambi luoghi affascinanti e pieni di spazio. 
Luoghi dove il cielo, lo spazio siderale che ci avvolge,  ha davvero una parola in più da dire all'anima!

mercoledì 11 luglio 2012

Spazio sinaptico

Per comunicare occorre spazio. Spazio da dedicare all'ascolto e alla ricezione di ciò che si trasmette. Spazio per la disponibilità all'ascolto. Spazio per riuscire ad aprire nuovi orizzonti. E ciò vale in generale ma anche in particolare. La base fondamentale della comunicazione, della capacità di dare spazio all'ascolto, alla elaborazione del messaggio ed alla risposta adeguata risiede tra le cellule del nostro cervello: tra i nostri neuroni c'è spazio, non sono uniti tra di loro, ma comunicano attraverso una piccola scarica elettrica che avviene all'interno dello spazio sinaptico. In quello spazio infinitesimale ci sono le condizioni per garantire la migliore comunicazione possibile.  Che avviene come una "illuminazione". Quando pensiamo, agiamo, viviamo, proviamo emozioni, mangiamo, sperimentiamo, ma anche quando sogniamo, il nostro cervello "si illumina d'immenso" in una comunicazione perfetta tra un neurone e l'altro. In questo modo apprendiamo e, imparando ad imparare, i collegamenti e le sinapsi si moltiplicano rendendo le cose sempre più facili e fluide. Per imparare ci vuole spazio. Per illuminare una comunicazione ci vuole spazio, scambio e ascolto. E se nella vita si trova qualcuno con cui questo tipo di comunicazione si possa finalmente mettere in atto, ecco che ci si sente illuminati reciprocamente di una luce che riflette, come in un gioco di specchi, quella dell'altro. Accade raramente, ma se accade, godetevi  quella piccola scarica elettrica, godetevi l'attimo!