lunedì 20 agosto 2012

Spazio alla leggerezza

E spazio alle note: estate tempo di tormentoni musicali... Tormento=qualcosa che non ci dà pace, di cui faremmo a meno ma al quale non possiamo sottrarci. 
Penso che tra le canzoni italiane di questa estate ce ne siano due in particolare che oltre ad essere tormentoni estivi rappresentano anche nel testo un tormento interiore (d'amore). 
La prima è di Giorgia con testo di Jovanotti, "Tu mi porti su": dietro una musica allegra e solare (estiva, appunto), il testo ci parla di un nuovo amore che dopo un momento idilliaco in cui "tu mi porti su" ne segue uno di disincanto in cui "poi mi lasci cadere", d'altra parte l'artista ci dice "ah che bellezza ah che dolore così che va la vita così che va l'amore". Ma alla fine volenti o nolenti, si impara a volare, nonostante i tentativi di lasciarci cadere!
L'altra, sulla musica appassionata di una taranta salentina, "Non vivo più senza te" di Antonacci: la canzone nel testo riprende il concetto dell'amore ossessionante che non si può dimenticare, ma che allo stesso tempo si cerca di dimenticare grazie ad un nuovo e fugace amore dove, a una difesa senza armi di un uomo che dice "no signora no", segue un "mi piaci" che non lascia dubbi, insieme alla frase "le cose poi succedono...".
Beh! Tormentoni tormentati, amori amati e odiati. Oggi come migliaia di anni fa, l'universale contrasto d'amore si dispiega nella vita quotidiana. Nei testi di canzoni e nei versi di poeti. 
Oggi Antonacci e Giorgia. 
Ieri, più di duemila anni fa, il poeta romano Catullo scriveva due righe sufficienti nella loro sintesi ad esprimere consapevolmente l'essenza delle difficoltà d'amore "Odi et amo. Quare id faciam fortasse requiris./ Nescio sed fieri sentio et excrucior." "Odio ed amo - insieme. Forse ti chiederai come ciò sia possibile. Non lo so, ma sento che è così e mi tormento". Eccolo il vero tormento, il vero sentirsi ed essere messo in croce dal contrasto dei propri sentimenti e di un amore che prima porta su e poi lascia cadere, espresso da quel verbo duro, "excrucior", che nel suono e nel significato dà immediatamente l'idea del dolore fisico e possente che prende l'anima e la tormenta. 
Oggi come ieri, scrivendo, leggendo o cantando il tormento(ne) possiamo non sentirlo semplicemente spegnendo radio, internet, libri, tv, i-pod... anime e cuore?

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