mercoledì 13 giugno 2012

Qui c'è spazio

Mi sento così stretta fra le pareti di una sola casa che cerco  (e creo) nuovi spazi in ogni momento della vita. 
Spazi della mente, spazi per le cose, spazi per le emozioni.
E' strano perchè al di fuori del nostro corpo, tutto è spazio. Ma non basta mai. Più ne abbiamo più ne occupiamo.
E' strano perchè lo spazio più immenso è forse proprio quello rinchiuso dentro il nostro corpo, dentro ai nostri pensieri, dentro la nostra anima.
Solo col pensiero si possono imaginare spazi infiniti, solo con un gesto continuo, sinuoso e dolce possiamo esprimere sulla carta il simbolo dell'infinito. Racchiuso in un piccolissimo spazio. Quello dell'otto rovesciato, quello della nostre impercettibili piccola ma infinite sinapsi.
E allora eccomi a cercare uno spazio virtuale dove condividere libertà dalla necessità. Libertà dalla necessità di spazi fisici dove interruzioni e gravità della vita impediscono il lento fluire dei pensieri. Libertà dalla necessità di alzare la voce per farsi ascoltare. Libertà dalla necessità di andare, venire, dire, fare, disfare, baciare, lettera, testamento.
Ho scelto uno sfondo con un interno desueto per questo posto dove chiacchierare, un posto fuori dagli estremi della tecnologia, un posto che è un po' il luogo dell'anima. Poltrona vecchia, ma comoda per sedersi e riposare. Telefono con il filo, analogico, attaccatto alla parete che ci costringe a posizioni scomode e che consente pensieri e parole meno vacue di quelle che oggi tutti noi consumiamo al cellulare. Pareti scrostate dal tempo, come rughe su un volto vissuto. Televisione in bianco e nero per aiutarci a sognare e immaginare colori sgargianti di realtà diverse dalla nostra. Quadri un po' storti ma veri appesi alle pareti con ritratti e foto sbiadite che ingialliscono e invecchiano con noi e ci costringono ogni giorno a guardarle per ricordare, non come le foto digitali che scattiamo in ogni istante e che a migliaia giacciono senza storia fra i circuiti elettronici dei nostri pc.
Ecco lo spazio che voglio. Quello della tranquillità dove fare due parole sia un piacere e non un dovere, dove arricchire e nutrire le idee sia più che esprimerle.
Qui c'è spazio.

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